Curriculum e intervento di Pawel Krupka
Paweł Krupka
Nato nel 1963, è poeta, narratore, traduttore e saggista polacco, autore di numerose pubblicazioni letterarie e scientifiche. Si è laureto all' Università di Varsavia e poi specializzato all'Università di Atene. Do professione diplomatico, attualmente è Consigliere dell' Ambasciata della Repubblica Polacca in Roma. E' studioso della Magna Grecia e nei anni 2000 - 09 è stato anche Professore della Letteratura Greca presso l' Università di Varsavia. Legato al movimento olimpico, è l' ideatore ed autore delle antologie internazionali di poesia sportiva, pubblicate nelle occasioni di Giochi Olimpici. Dal 2001 è Membro della Commissione della Cultura e dell' Educazione Olimpica del Comitato Olimpico Polacco e anche autore di tre antologie internazionali delle poesie olimpiche. Da molti anni collabora regolarmente con le associazioni scientifiche e le case editrici in: Polonia, Italia, Spagna e Grecia dove pubblica le proprie poesie, le traduzioni e le recensioni. Si dedica alla collaborazione letteraria internazionale, soprattutto tra i paesi del Mediterraneo. E' autore di oltre una decina di libri. Per la sua ricca attività letteraria e filologica ha ricevuto vari diplomi e premi nazionali ed internazionali.
Urodzony w roku 1963, tw�rca, tlumacz i badacz literatury. Jest filologiem, absolwentem Uniwersytetu Warszawskiego i doktorem Uniwersytetu Atenskiego. Z zawodu dyplomata, sluzyl na polskich plac�wkach, gdzie obok aktywnosci zawodowej rozwijal wsp�lprace literacka i filologiczna z miejscowymi tw�rcami oraz osrodkami kulturalnymi i naukowymi. W latach 2000 - 09 byl wykladowca akademickim greckiej literatury wsp�lczesnej Uniwersytetu Warszawskiego oraz animatorem wielu publikacji literackich i filologicznych student�w i absolwent�w w tej dziedzinie. Autor poezji i szkic�w o tematyce sportowej i olimpijskiej, od roku 2001 jest czlonkiem Komisji Kultury i Edukacji Olimpijskiej Polskiego Komitetu Olimpijskiego i autorem trzech miedzynarodowych antologii poezji olimpiskiej. Od wielu lat wsp�lpracuje regularnie ze stowarzyszeniami tw�rczymi oraz wydawnictwami literackimi w Polsce, Wloszech, Hiszpanii i Grecji, gdzie publikuje utwory wlasne, przeklady literackie, szkice i recenzje. Rozwija miedzynarodowa wsp�lprace literacka , zwlaszcza z krajami sr�dziemnomorskimi. Obecnie mieszka w Rzymie, gdzie pelni sluzbe w Ambasadzie RP. Ma na koncie kilkanascie publikacji ksiazkowych oraz liczne nagrody i wyr�znienia krajowe i zagraniczne za tw�rczosc literacka i prace filologiczna.
Paweł Krupka - Diplomatici polacchi in Italia
Intervento nel 90˚ anniversario delle relazioni diplomatiche
Nel 90˚ anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Polonia e l'Italia bisogna ricordare che nella storia dei rapporti tra Polacchi e Italiani non mancarono illustri figure di diplomatici, che nel corso dei secoli hanno rappresentato la Repubblica delle Due Nazioni, com'era definita la Polonia degli Jaghielloni e i loro seguaci, presso i piccoli ma potenti stati della Penisola Italiana. Quel potente regno unito dei due popoli europei Polacchi e Lituani, che comprendeva anche i territori dell'odierna Ucraina e della Bielorussia, fu la prima (e forse l'unica) monarchia a prendere il nome Repubblica (Rzeczpospolita); essa proveniva dallo straordinario parlamentarismo liberale che la distingueva fra i regni autoritari dell'epoca. Tra il Cinquecento e il Settecento la diplomazia della Repubblica delle Due Nazioni fu attiva sopratutto presso lo Stato Pontificio (non scordiamo le tradizioni prevalentemente guelfe della Polonia dei Piasti, la sua prima grande dinastia) ma anche presso le grandi repubbliche marinare e il Regno delle Due Sicilie. Rendendo omaggio a quell'epoca di gloria, di entrambi i nostri popoli ricordiamo la simbolica figura del sacerdote Maciej J�zef Łubieński che nella seconda metà del Settecento rappresentò la "Rzeczpospolita" in tre grandi sedi: Roma, Napoli e Venezia.
L'unità d'Italia vide la Polonia spartita tra le tre potenze vicine, priva di uno stato autonomo. Ma, appena riconquistata l'indipendenza nazionale nel 1918, le relazioni diplomatiche tra la risorta Repubblica Polacca ed il Regno d'Italia acquisirono subito un carattere esemplare e nemmeno singoli episodi, come la famosa gaffe del secondo Presidente della giovane Repubblica Stanisław Wojciechowski, che nel 1922 suscitò l'ira funesta della diplomazia italiana spostando il decano del corpo diplomatico di Varsavia, l'italiano Tommasini, alla fine della tavola durante un ricevimento nella reggia, oppure il rimpatrio repentino da Roma nel 1926 dell'ambasciatore Kozicki, accusato dal governo di Varsavia di favorire eccessivamente il fascismo, hanno mai incrinato la loro assoluta eccellenza. Per dimostrare l'importanza, che la diplomazia di tutte le epoche della Polonia Restituta ha conferito ai rapporti con l'Italia, basta ricordare che tra i venti ambasciatori e legati di Polonia presso il Quirinale tre furono Ministri degli Affari Esteri (Konstanty Skirmunt, August Zaleski ed Emil Wojtaszek) e quattro Viceministri (Roman Knoll, Alfred Wysocki, Adam Willmann e J�zef Wiejacz), mentre uno dei più recenti, Maciej G�rski, conclusa la missione a Roma, divenne Sottosegretario di Stato alla Difesa.
Celebrando quest'anniversario, che, pur restando nell'ombra delle grandi ricorrenze europee, come lo scoppio della seconda guerra mondiale e la caduta dell'Impero sovietico che videro sempre la Polonia come protagonista, fu degnamente ricordato dalla Comunità Polacca di Reggio Calabria, vorrei soffermarmi su alcuni personaggi della nostra diplomazia, il cui spessore politico ed intellettuale rivela l'importanza che lo Stato Polacco ha attribuito sempre all'Italia la necessità di mantenere le relazioni polacco-italiane al massimo livello. Già il fatto stesso che il primo diplomatico della Polonia rinata in Italia, Konstanty Skirmunt, dopo aver compiuto la biennale missione a Roma (1919-1921) fu nominato subito Ministro degli Affari Esteri, ha in questo senso un significato simbolico. Quel personaggio chiave della giovane diplomazia polacca, la cui carriera si è conclusa con una missione a Londra nel 1934, aprì degnamente la galleria d'illustri figure che vennero a Roma a rappresentare la Polonia in diverse epoche, persino nei tempi più bui e difficili per la Polonia e per i suoi rapporti con l'estero.
Dopo Skirmunt seguì a Roma il biennio di Ludwik Hieronim Morstin (1922-1924), scrittore ed intellettuale, apprezzato per un fine spirito e gusti classicheggianti, che dopo la missione compiuta a Roma, si ritirò in patria a dare un pregiato contributo alla vita culturale della capitale polacca. Va accennato un triste episodio, che nel 2002 destò lo scalpore dei Varsaviani, quando la graziosa villetta, abitata da Morstin fino alla scomparsa nel 1949, fu brutalmente abbattuta da un'imprenditore edile per costruirvi un moderno quartiere residenziale. Negli anni successivi (1924-1925) rappresentò la Polonia a Roma uno dei personaggi pi� brillanti nella storia della diplomazia polacca, August Zaleski. Varsaviano di formazione londinese, nei difficili tempi della prima guerra mondiale, compì la delicata missione di persuadere i Britannici che l'attività militare del Comandante Piłsudski a fianco dell'esercito tedesco, che in effetti portò al Paese l'indipendenza nazionale, non era mirata contro gli alleati, bensì al fine di riconquistare le terre polacche occupate dalla Russia. Fedele seguace del "Padre della Patria", dopo il colpo di stato del 1926, sotto il comando di Piłsudski, tornato Capo dello Stato, Zaleski assunse la carica di Ministro degli Affari Esteri, che mantenne in tutti i governi successivi della cosiddetta "sanazione" fino al 1932. Durante la seconda guerra mondiale Zaleski tornò a dirigere la diplomazia polacca in esilio negli anni 1939-1941 e concluse la sua carriera politica con il prestigioso, seppur simbolico, titolo di Presidente della Repubblica in esilio, quando i governi europei avevano già riconosciuto unanimamente le autorità filosovietiche residenti a Varsavia.
Nel tormentato ventennio fra le due guerre mondiali il nuovo Stato Polacco dovette superare oltre un secolo di spartizioni e omologare le strutture amministrative, economiche e legislative di estese regioni appena uscite da infrastrutture di stati occupanti, molto diverse tra di loro. Non c'è, quindi, da stupirsi, che i governi di quell'epoca non siano stati duraturi e che la pubblica amministrazione, ricreata ex novo, abbia subito altresì cambiamenti frequenti ed assidui. Questa difficile ricostruzione dello stato ha compreso, naturalmente, anche il servizio diplomatico. Pertanto, le missioni dei legati ed ambasciatori polacchi a Roma furono, anche loro, brevi, e raramente superarono un biennio. Fra quelli va segnalata la presenza di Roman Knoll (1926-1928), uno spirito ribelle che, dopo una brillante carriera diplomatica, nella quale aveva ricoperto la carica di Viceministro, uscì dal servizio, per avere smascherato delle irregolarità nella gestione della diplomazia con un aspro brano satirico, intitolato "Assalto dei banditi al manicomio", riferendosi all'assunzione della carica ministeriale dal Colonnello J�zef Beck, uno dei fedelissimi del Comandante Piłsudski, che guidò la politica estera polacca fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.
L'unica missione stabile di un diplomatico della cosiddetta "Seconda Repubblica" (così viene definita in Polonia l'epoca tra le guerre mondiali) in Italia, fu quella di Alfred Wysocki, scrittore e giornalista di Leopoli, città che fino al 1939 fu forse il centro più vivace e dinamico della cultura polacca, tanto quella dotta come quella popolare. Per decenni Wysocki fu uno degli animatori del fermento moderno che ravvivò quella plurilingue metropoli orientale, oggi Ucraina, a cavallo tra i secoli. Entrato in servizio diplomatico in età matura, a sessant'anni assunse la carica di Ambasciatore di Polonia a Roma nel 1933 e la mantienne durante i cinque anni successivi. La missione romana fu un'avventura spirituale per quell'intellettuale di spirito inquieto e la sua ultima carica prima del ritiro, dopo una carriera il cui vertice fu la mansione di Sottosegretario di Stato degli Esteri, svolta nel periodo 1928-1931, prima della missione in Italia.
All'ambasciatore Wysocki succedette a Roma il Colonnello Bolesław Wieniawa-Długoszowski, uno dei personaggi più pittoreschi e popolari della Varsavia degli anni '30, chiamata la "Parigi del Nord", dove trascorreva il tempo libero e si divertiva l'elite europea dell'epoca, approfittando della ricchissima offerta culturale, gastronomica ed alberghiera. Długoszowski fu protagonista della vita mondana della capitale, rinomato per la sua generosità ed il temperamento esuberante. Essendo anche lui, uno dei più fidati uomini del Comandante, fu inviato come Ambasciatore a Roma nel 1938 e dovette svolgere nell'inquieto preludio all'imminente conflitto, un delicato compito di moderare le posizioni dell'alleato principale della Germania nazista riguardo alla questione polacca. Data la posizione moderata e neutrale dell'Italia nei momenti cruciali, pare che sia riuscito in pieno svolgere compito. Con il Colonnello Wieniawa-Długoszowski si conclude l'epoca delle relazioni della Seconda Repubblica Polacca con il Regno d'Italia. A tutti coloro che sono interessati alla materia, consiglio di consultare la raccolta dei documenti relativi ai rapporti italo - polacchi del periodo 1918-1940, pubblicata nel 1998 per iniziativa del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali d'Italia.
Durante l'occupazione tedesca lo Stato Polacco mantenne le proprie strutture in esilio, con a capo il Presidente della Repubblica Raczkiewicz e il governo Sikorski, entrambi residenti a Londra. In quel periodo le relazioni diplomatiche con lo stato italiano, entrato in guerra dalla parte opposta, furono congelate. Eppure i contatti informali non furono del tutto interrotti. Le relazioni italo - polacche durante la seconda guerra mondiale furono studiate e minuziosamente descritte da uno studioso che, a sua volta, ha compiuto una missione diplomatica a Roma, ed attualmente svolge le mansioni di Console Generale della Repubblica Polacca a Milano. Si tratta del Prof. Krzysztof Strzałka, storico ed europeista, che negli ultimi anni ha saputo correlare la docenza presso l'Università Jaghiellonica, il più antico ateneo dell'Europa Centrale, con la carriera diplomatica. Il suo studio sulle relazioni tra l'Italia e la Polonia nel periodo 1939-1945 fu pubblicato nel 2001 dall'editore Arkana di Cracovia, città dove Strzałka abita e lavora da anni, e sono in corso le trattative al fine di una pubblicazione italiana del volume. La conclusione della seconda guerra mondiale significò per la Polonia il passaggio dall'occupazione nazista all'altrettanto dura dominazione sovietica. Questo passaggio si è manifestato anche a Roma a livello diplomatico. Nel 1945 l'Ambasciatore del Governo di Londra Stanisław Janikowski fu sostituito da Stanisław Kot, inviato dal governo filosovietico di Varsavia, che infine fu riconosciuto da tutti i Paesi d'Europa in seguito agli accordi presi dagli Alleati a Teheran, Jalta e Potsdam. Così iniziò la nuova epoca della diplomazia della Repubblica Popolare Polacca (denominata poi più spesso Repubblica Popolare di Polonia nei documenti ufficiali). Fu un periodo ancor oggi soggetto ad ampie polemiche e svariate valutazioni politiche e morali. Un fatto certo è, che in tutto quel periodo, quando la sovranità nazionale fu pressoché annullata dal potente gioco sovietico, la Polonia è riuscita comunque a mantenere un certo prestigio internazionale. E questo risultato si deve almeno in parte all'altissima qualità della diplomazia polacca, che nella sua difficile convivenza con i funzionari di partito, gli agenti dei servizi speciali e generali premiati con cariche diplomatiche, riusciva a battersi per una degna immagine di un grande Paese europeo, rimasto contro la propria volontà dall'altra parte della cortina di ferro.
Occorre mettere in evidenza che nell'epoca della guerra fredda e nei decenni del successivo ravvicinamento tra le grandi potenze, la Polonia e l'Italia hanno dato un importante contributo alla distensione con le eccellenti relazioni bilaterali. La liberalizzazione politica ed economica della Polonia sotto i governi Gierek vide nell'Italia il secondo partner occidentale della Polonia dopo la Francia, con la quale lo statista polacco ebbe un forte legame personale dovuto al lungo soggiorno passato. In conseguenza, anche la Polonia del Patto di Varsavia, nei limite del possibile, cercò di curare nel miglior modo i rapporti con Roma, inviandovi come ambasciatori figure di prestigio. Tra quelle si distinguono alcuni politici e diplomatici di spicco della Polonia Popolare. In primo luogo segnalo la più duratura missione polacca nella storia delle nostre relazioni diplomatiche: quella di Adam Willman, che durò ben otto anni, fra il 1959 e 1967, coprendo la maggior parte dell'epoca del controverso uomo politico Władysław Gomułka. Quel popolarissimo personaggio fu scarcerato ed innalzato al potere in seguito alla rivolta massiccia del 1956 e riuscì a dare al Paese una relativa stabilità dopo la più dura dittatura stalinista del decennio passato per macchiarsi alla fine di sangue nel 1970. L'Ambasciatore Willmann compì a Roma una lunga ed efficiente missione e, tornato in patria, fu nominato Sottosegretario di Stato degli Esteri. Con il suo nuovo inarico favorì lo sviluppo di rapporti bilaterali, che in quel periodo (1969-1972) videro notevoli progressi.
Quanto importante fosse l'Italia per la Polonia, persino nell'epoca della divisione d'Europa, lo dimostra il fatto, che l'unico Ministro degli Affari Esteri, nominato successivamente Ambasciatore di Polonia a Roma fu Emil Wojtaszek, l'ultimo capo della diplomazia dei governi dell'epoca di Gierek (1976-1980). Caduto il gruppo di potere della decade, quell'esperto uomo politico, che aveva ricoperto in passato diverse cariche governative e diplomatiche, fu destinato a Roma in una delle epoche più difficili per la diplomazia polacca. Appena assunta la carica, lo sorprese il colpo di stato del Generale Jaruzelski e l'ingrata missione di rappresentare la giunta autoritaria dei generali in un'Europa liberale che in modo solidale voltò le spalle alla dittatura di Varsavia. Gli seguì nella seconda metà della "decade dei generali" J�zef Wiejacz, un eccellente diplomatico, destituito dai golpisti dalla carica di Segretario di Stato, dato il suo eccessivo liberalismo agli occhi della giunta militare. Disponendo di modesti strumenti per contribuire allo sviluppo di rapporti politici dell'Italia con un regime polacco in declino, privo di appoggio dentro e fuori del Paese, l'Ambasciatore Wiejacz si concentrò sulle relazioni sociali e culturali, riuscendo ad apportare ai rapporti bilaterali quel valore aggiunto "collaterale" che le sfavorevoli circostanze politiche gli permisero di ottenere. Pur rappresentando governi privi di prestigio ed autorità morale, Wiejacz riuscì a guadagnarsi la stima di molti personaggi italiani che gli giovò all'inizio della decade successiva, quando gli fu conferito dai nuovi governi di Varsavia, provenienti dal movimento della "Solidarność" l'incarico di Coordinatore Nazionale dell'Iniziativa Pentagonale, in seguito Esagonale, ora Centroeuropea.
La nascita dell'Iniziativa Pentagonale segna una nuova epoca nelle relazioni diplomatiche fra la Polonia e l'Italia. In quest'ultimo ventennio, sopratutto nella sua prima decade entrambi i nostri Paesi si sono impegnati in modo particolare a favore del processo dell'integrazione europea nella regione dell'Europa Centrale. Il successivo ampliamento di questa struttura ha dimostrato l'efficacia di quest'impegno comune dei governi successivi di Varsavia e di Roma. Anche in quest'epoca recente la Polonia ha inviato come ambasciatori presso il Quirinale personaggi di spicco della diplomazia e della vita pubblica. I primi due, Bolesław Michałek e Maciej G�rski, non erano di provenienza diplomatica. Il primo era esponente del mondo della cultura, mentre il secondo era giornalista, nel passato corrispondente dell'agenzia nazionale della stampa PAP a Roma. I due successivi, Michał Radlicki e Jerzy Chmielewski, attualmente in carica, sono esperti diplomatici di carriera. Entrambi hanno ricoperto prestigiose cariche diplomatiche prima di essere stati destinati a Roma. Lo stesso riguarda i due incaricati d'affari che hanno diretto l'Ambasciata di Polonia nei periodi intermedi: Jan Ludwik Wdowik e Wojciech Ponikiewski. Concludendo questa breve rassegna della diplomazia polacca in Italia, voglio evidenziare il fatto che, oltre all'impegno diplomatico, i colleghi in servizio a Roma hanno dato anche un prezioso contributo di studio e di ricerca alle nostre relazioni e alla storia della diplomazia. In questa materia, oltre il sopra menzionato Krzysztof Strzałka, l'attuale Console Generale della Repubblica Polacca a Milano, si distingue la figura di Krzysztof Szczepanik, Professore dell'Università di Varsavia e già direttore dell'accademia diplomatica polacca, che compì la sua prima e unica missione diplomatica a Roma negli anni 1989-1992. Il prof. Szczepanik è autore di un imponente volume di storia della diplomazia polacca del periodo 1918-2005, che costituisce un vero compendio e manuale per conoscere le strutture del nostro servizio diplomatico sin dalla nascita fino ai nostri tempi.
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